A Derna, chi gestisce l’emergenza è Saddam Haftar, figlio del generale Khalifa, capo della brigata TBZ e, secondo molti osservatori, tra i maggiori responsabili del traffico di migranti che va dalla Cirenaica alle coste europee
Autore: Fabio Papetti (IrpiMedia)
Editing: Paolo Riva (IrpiMedia)
- Dopo l’alluvione che ha colpito la città di Derna lo scorso 11 settembre, diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno fornito supporto e sostegno economico alla Libia.
- Tuttavia la situazione sul posto non è chiara, i gruppi armati dell’est sembrano aver preso il controllo delle operazioni di soccorso e degli aiuti.
- Tra queste spicca la brigata Tariq Bin Ziyad, comandata da Saddam Haftar, figlio del generale dell’est Khalifa, e rinomata per le violenze, i traffici di migranti e le continue violazioni dei diritti umani.
- In questo contesto risulta difficile capire dove vanno gli aiuti, mentre la popolazione locale continua a manifestare il suo malcontento per come le autorità stanno gestendo la situazione.

In tuta mimetica, Saddam Haftar è chino sul tavolo in legno e scruta la mappa di Derna, la città libica più colpita dall’uragano Daniel tra il 10 e l’11 settembre scorso. In una foto postata su X (Twitter) a pochi giorni dal disastro, veste i panni del responsabile dello stato di emergenza e coordinatore degli aiuti, affiancato da consiglieri russi. Svolge questo ruolo perché è uno dei figli di Khalifa Haftar, il generale che controlla la parte orientale della Libia, la Cirenaica che comprende Derna e che si oppone al governo di Tripoli.
Con il passaggio dell’uragano, due dighe poste sulle colline intorno alla città sono crollate, generando un’onda d’acqua che ha sconvolto Derna. Ad oggi, si contano quasi 20mila morti, 4mila dispersi e si temono malattie legate alla contaminazione delle già ristrette falde acquifere della città. All’inondazione è seguita la risposta internazionale con aiuti umanitari da Egitto, Qatar, Turchia, Emirati Arabi Uniti, Russia e Unione europea. Quest’ultima ha annunciato 5,2 milioni di euro di assistenza umanitaria, da portare sul campo tramite le organizzazioni non governative che già operano nel paese. Il governo italiano, invece, ha deliberato «la dichiarazione dello stato di emergenza per intervento all’estero, della durata di sei mesi, in conseguenza degli eccezionali eventi che hanno colpito il territorio della Libia», stanziando 5 milioni di euro, a valere sul Fondo per le emergenze nazionali.
In un Paese instabile e diviso come la Libia, in cui le milizie continuano a svolgere un ruolo cruciale, il punto è chi e come gestirà questi fondi. E, in tal senso, la foto di Saddam Haftar all’indomani dell’uragano è molto significativa.
TBZ: aiuti e traffici
Saddam Haftar, infatti, è noto innanzitutto per essere il comandante di una potente milizia, la brigata Tariq Bin Ziyad. La brigata, detta anche TBZ, ha una posizione di dominio all’interno delle forze armate dell’est, fedeli al generale Haftar.
Diversi report internazionali, inoltre, indicano che questa milizia agisce in modo predatorio contro libici e stranieri, con il solo scopo di aumentare i propri introiti attraverso saccheggi, rapimenti e traffico di migranti. In particolare, per quanto riguarda quest’ultimo aspetto, il gruppo agisce sia da guardia che da ladro, alternandosi tra pattugliatori, di terra e di mare, e trafficanti di persone.
Da un lato, infatti, si susseguono episodi di intercettazioni in mare da parte della TBZ, a volte anche in acque SAR di competenza di altri stati. È il caso, che abbiamo raccontato lo scorso maggio, in cui una nave partita da Bengasi, chiamata proprio Tariq Bin Ziyad, ha intercettato in acque maltesi un’imbarcazione partita da Tobruk e l’ha riportata sulle coste libiche, dove i migranti respinti sono stati sottoposti a torture nei centri di detenzioni controllati dal gruppo.
Dall’altro lato, diverse figure sotto l’ombrello della milizia controllano il traffico di migranti, traendone anch’essi profitto. Secondo diverse fonti libiche, una figura di spicco è al-Tawati al-Manfi, comandante di un gruppo di sommozzatori, di “uomini rana” in stile marines. Questo gruppo, come già scritto su The Big Wall, supervisiona le operazioni dei trafficanti che riempiono le imbarcazioni di migranti pronti a salpare verso le sponde europee. E le sue attività potrebbero essere alla base dell’aumento di partenze dalla Cirenaica registrato nel 2022 e 2023.
Competizione tra milizie
Date queste premesse, quindi, non stupisce che a Derna siano stati gli uomini di Saddam Haftar a vietare l’accesso dei giornalisti in città e, soprattutto, a silenziare le proteste della popolazione scesa in piazza per chiedere alle istituzioni di prendersi le proprie responsabilità di fronte al disastro.
Del resto, in Libia, la competizione tra le milizie è uno dei motivi dell’instabilità del Paese e delle sofferenze della popolazione.
Di fronte alla devastazione di Derna, però, la brigata TBZ di Saddam Haftar si sarebbe coordinata, all’inizio dell’emergenza, con le milizie dell’ovest che controllano Tripoli (tra cui la brigata 444 e il battaglione 166) per consentire i primi aiuti alla popolazione colpita. E, come riporta l’International Crisis Group, i due governi libici sembrerebbero aver trovato una temporaneo intesa per far arrivare sostegno alla città, almeno in questa prima fase.
Il punto è quanto durerà questo accordo e quando ricomincerà la lotta tra le milizie per le risorse – che siano quelle provenienti dal traffico di migranti o dagli aiuti per le alluvioni, poco importa.