Fondo Premialità per le politiche di rimpatrio
Funzionamento
Con il Decreto sicurezza bis, nel 2019 viene istituito il Fondo Premialità per le Politiche di Rimpatrio [normativa] [atto di indirizzo].
Obiettivo
Incentivare la collaborazione nel settore della riammissione di soggetti irregolari sul territorio italiano, provenienti da Stati non appartenenti all’UE.
Settori di intervento
- Sostegno alle istituzioni dei Paesi destinatari, anche mediante programmi di formazione e di rafforzamento delle capacità istituzionali, incluso in materia di controllo delle frontiere e prevenzione e contrasto dei traffici di esseri umani;
- Programmi di sostegno per la protezione di rifugiati e migranti particolarmente vulnerabili;
- Rimpatri volontari assistiti di migranti verso i Paesi d’origine;
- Reintegrazione nei Paesi destinatari dei soggetti riammessi ai sensi degli accordi di cui all’articolo 2, anche tramite lo sviluppo delle comunità locali.
Paesi destinatari
Gli Stati con cui l’Italia o l’Unione Europea hanno concluso accordi o intese comunque denominate, concernenti la riammissione di cittadini in posizione irregolare.
Paesi di destinazione degli interventi finanziati attraverso il Fondo Premialità
Quali risorse?
In base all’articolo 19 del d.l. 53/2019, le risorse da destinare al Fondo Premialità sono quelle individuate all’articolo 1, comma 767, secondo periodo, della legge 30 dicembre 2018 n.145, cioè risorse derivanti dai risparmi sull’accoglienza. A partire dal 2021 vengono anche previste risorse aggiuntive stanziate in Legge di bilancio.

Le risorse stanziate
Dei 63 milioni stanziati ad oggi sul Fondo Premialità, € 57.998.160 sono stati utilizzati per finanziare 10 progetti. Ad oggi, tutti gli interventi finanziati sono stati all’interno della scheda contenente gli accordi stipulati dalla Direzione Generale per gli Italiani all’estero (DGIT) – in seno al Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale – con soggetti privati o con altre amministrazioni pubbliche.
La pubblicazione di tale scheda è infatti un obbligo in capo alla Pubblica Amministrazione, grazie all’art. 23 c.1 del d.l. 33/2013 (c.d. Decreto Trasparenza), nel quale si stabilisce che “Le pubbliche amministrazioni pubblicano e aggiornano ogni sei mesi, in distinte parti della sezione Amministrazione trasparente, gli elenchi dei provvedimenti adottati dagli organi di indirizzo politico e dai dirigenti, con particolare riferimento ai provvedimenti finali dei procedimenti di: […] d) accordi stipulati dall’amministrazione con soggetti privati o con altre amministrazioni pubbliche.[…]”.
Di seguito la lista delle schede pubblicate fino ad ora, presenti nella sezione “Amministrazione Trasparente” del sito del MAECI: vedi schede
Il fondo nasce con una dotazione iniziale, nel 2019, di €2.000.000. [scarica atto d’indirizzo]
Questa dotazione può essere aumentata, annualmente, con incrementi fino a €50.000.000.
Chi decide se (e di quanto) devono avvenire gli incrementi?
Gli incrementi vengono stabiliti con decreto del Ministero dell’Interno, di concerto con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, sentito il Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Quando vengono decretati gli incrementi?
Gli incrementi vengono decretati annualmente – solitamente in estate – a valere sull’esercizio dell’anno precedente.
Quante risorse ad oggi sono state allocate sul Fondo Premialità?
Ad oggi sono stati decretati incrementi annuali per:
- € 11.000.000 a valere sull’esercizio 2019; [scarica decreto 2019]
- € 20.000.000 a valere sull’esercizio 2020; [scarica decreto 2020]
- € 20.000.000 a valere sull’esercizio 2021; [scarica decreto 2021]
- € 0 a valere sull’esercizio 2022. Difatti per tale esercizio non è stato disposto, in via eccezionale, l’incremento annuale. [scarica riscontro FOIA]
Per un totale (compresa la dotazione iniziale di € 2.000.000) di € 53.000.000.
Gli stanziamenti in legge di bilancio
A partire dal 2021 il Fondo Premialità vede nuovi stanziamenti iscritti in legge di bilancio, sul capitolo 3110, addizionali rispetto agli incrementi annuali previsti nell’atto di indirizzo. È indicata una previsione di spesa di € 10.000.000 ogni anno fino al 2024: € 10.000.000 all’anno previsti come daccabili al 100%.
L’iscrizione in legge di bilancio ha sottolineato l’intenzione di continuare ad investire sull’utilizzo del Fondo Premialità, come del resto confermato nella relativa nota esplicativa.

In totale
Ad oggi in totale sono stati dunque allocati:
- €53.000.000 come incrementi annuali;
- €10.000.000 all’interno della legge di bilancio 2022;
- €10.000.000 all’interno della legge di bilancio 2023;
- €9.500.000 all’interno della legge di bilancio 2024.
Per un totale di €82.500.000 sul Fondo di Premialità per le Politiche di Rimpatrio dalla data della sua nascita, nel 2019.
Le iniziative finanziate
Ad oggi sono stati finanziati 17 interventi, per un totale di €67.998.160. Il più grande di questi progetti è Support to Tunisia’s border control and management of migration flows, finanziato per cinque volte, per un ammontare ad oggi di €34.000.000 e che vede la fornitura di motovedette, addestramenti ed equipaggiamenti alla Tunisia.
Quali prospettive?
Il Fondo Premialità esce quindi dalla sua fase pilota per assestarsi come strumento fondamentale di quella condizionalità che permea le politiche di gestione dei flussi migratori.
Quanto questa condizionalità rischia però di trasformarsi in un’offerta di denaro, sotto forma di progetti, di addestramenti, di macchine del DNA e di autovetture; offerte volte ad ottenere ancora più rimpatri?
Quanto poi si mantiene davvero prioritario il rispetto dei diritti umani, soprattutto in un paese come la Tunisia da tempo ormai in piena crisi democratica?
Noi di ActionAid Italia chiediamo dunque l’eliminazione del Fondo Premialità, in quanto si tratta di uno strumento con una chiara vocazione securitaria, impiegato quasi esclusivamente per il controllo delle frontiere dei Paesi di transito e informato da una logica di condizionalità in netto contrasto con i principi adottati a livello internazionale in materia di efficacia dell’aiuto pubblico allo sviluppo.
Chiediamo, inoltre, di abbandonare questa modalità di cooperazione che al fine di incentivare i rimpatri finisce per sostenere paesi dal precario equilibrio democratico, non in grado di assicurare un utilizzo trasparente e improntato al rispetto dei diritti umani delle risorse ottenute.