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La campagna di Libia

Il 2 febbraio si rinnova il Memorandum of Understanding Italia-Libia. Un pezzo di un puzzle più complesso, composto da tante missioni per la formazione delle forze militari e di polizia nel Paese. 

A cura di Irpimedia (Lorenzo Bagnoli, Antonella Mautone)

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni il 28 gennaio 2023 si è recata a Tripoli per la sua prima visita ufficiale. In continuità con una politica che dura fin da quando in Libia governava Muhammar Gheddafi, l’Italia continua a considerare il Paese un partner strategico da un lato per il contenimento del flusso dei migranti, dall’altro per l’energia. Le prime notizie della visita di Meloni arrivano su questo secondo fronte, con Eni che ha firmato un nuovo progetto di sviluppo del gas. Sul fronte migratorio, invece, l’impianto è lo stesso in piedi dal 2017: il 2 febbraio si rinnova il Memorandum of Understanding che ha l’obiettivo di rafforzare la cooperazione tra i due Paesi e che ha per primo coinvolto l’Italia nella formazione dei guardacoste libici. Intorno a questo accordo, in questi anni si è costruito un sistema di missioni, per lo più di natura militare, che ormai prosegue da anni. 

Miasit

Nel 2018 l’operazione Ippocrate,  nata un anno prima e inizialmente programmata per fornire assistenza medica alle forze libiche che combattevano l’Isis a Sirte, è stata accorpata alla missione MIASIT (Missione bilaterale di assistenza e supporto in Libia), che dispone di 400 unità di personale, 69 mezzi navali, due mezzi aerei ed è finanziata con 40.218.658 euro di cui 17.000.000 esigibili nel 2023. Quest’ultima, anche se predisposta per prestare supporto sanitario (nel corso della missione sono state effettuate 25.357 visite ambulatoriali/specialistiche presso l’ospedale civile e il Field Hospital di Misurata, ed è stato costruito un reparto di neonatologia) e organizzare corsi di sminamento, dal 2018 ha fra i suoi compiti il supporto alla Guardia costiera libica, in particolare nel ripristinare i mezzi aerei e gli aeroporti. Questi ultimi compiti originariamente appartenevano al dispositivo aeronavale nazionale Mare Sicuro, oggi Mediterraneo Sicuro. Oggi l’addestramento è uno dei punti di spaccatura politica. 

Nel giugno 2022 l’ex ministro del Partito democratico Lorenzo Guerini ha parlato di un ridimensionamento della missione e il personale impiegato, da 400 unità è stato ridotto della metà, anche se «mantenendo sul campo un proprio assetto sanitario, per fornire assistenza al personale militare italiano che continuerà a operare in Libia, oltre a Mobile Training Team (MTT) di formatori e addestratori anche in campo sanitario», si legge nel comunicato della Difesa. Nell’ambito del Piano di Formazione Italia-Libia, a settembre 2022 un gruppo di aspiranti allievi libici è stato portato dalla missione Miasit a Loreto, al Centro di Formazione Aviation English. Durante lo stesso mese sono anche cambiati i vertici della missione italiana. 

Mediterraneo Sicuro

Dal 2015 è attivo un «dispositivo aeronavale nazionale approntato per la sorveglianza e la sicurezza dei confini nazionali nell’area del Mediterraneo centrale». In pratica, è una missione concepita per sorvegliare e proteggere le piattaforme di Eni in acque internazionali con navi e aerei. Monitora anche quanto succede alle altre imbarcazioni italiane presenti in quella fetta di Mediterraneo. Dal 2017 fornisce supporto sia alla missione europea Eunavfor Med (con le sue diverse denominazioni), che a Sea Guardian, una missione della Nato nel Mediterraneo. Fino a maggio 2022 si chiamava “Mare Sicuro”, poi è stata ribattezzata “Mediterraneo Sicuro” e copre un’area di 2 milioni di chilometri quadrati. L’impegno finanziario è di 95,4 milioni di euro ma prevede 40 milioni di obbligazioni esigibili nel 2023 nel caso in cui la missione prosegua (formalmente la missione è scaduta con la fine del 2022). Il potenziamento della missione ha previsto anche il «supporto alla Marina libica richiesto dal Consiglio presidenziale – Governo di accordo nazionale libico (GNA)», si legge nel Bollettino delle Commissioni parlamentari congiunte del 27 luglio 2022. In realtà, il GNA è stato sciolto nel 2021 quando è stato sostituito dal Governo di unità nazionale guidato dal primo ministro Abdel Hamid Dbeibah. Le esigenze per il sostegno e la formazione della Marina libica sono rimaste le stesse. Nell’ambito della missione è prevista la presenza di una nave di supporto a Tripoli. 

Sono impegnate fino a «774 unità, 6 mezzi navali di cui una unità navale dedicata all’assistenza tecnica della Marina libica, di massima stanziata a Tripoli e 8 mezzi aerei», si legge nel testo di presentazione della missione. Nonostante l’Ucraina, l’area mediterranea resta di importanza strategica, e per questo la missione non si concentra più solo sulla Libia, ma anche sulle diverse crisi come quella tra Grecia e Turchia, sul controllo delle aree energetiche e sulle isole.

Addestramento dei guardacoste e delle guardie di frontiera libiche

È la missione più controversa in cui è impegnata l’Italia, sulla quale si è concentrato gran parte del dibattito pubblico sul ruolo in Libia, date le violazioni dei diritti umani di cui si è resa protagonista la Guardia costiera libica. Dal 2021, la missione sta cercando di assumere un nuovo assetto, con un maggiore coinvolgimento di istituzioni europee e la formazione anche per chi deve gestire i confini terrestri.

Riavvolgiamo il nastro. Già nel 2021, dopo le polemiche che accompagnano ogni finanziamento italiano della guardia costiera libica, il ministro della difesa Lorenzo Guerini in Parlamento aveva dichiarato che tale attività di formazione sarebbe dovuta passare nelle mani della missione Eunavfor Med Irini. Una settimana dopo, nonostante una risoluzione contraria presentata da un gruppo di deputati Leu, Pd e Cinque Stelle, il finanziamento della Guardia costiera libica è stato rinnovato nuovamente. 

La missione si chiamava Missione bilaterale di assistenza nei confronti delle Istituzioni libiche preposte al controllo dei confini marittimi, era svolta dalla Guardia di finanza e nel testo del rinnovo si leggeva un impegno del Governo «a verificare dalla prossima programmazione le condizioni per il superamento della suddetta missione, trasferendone le funzioni ad altre missioni per consolidare il ruolo dell’Italia in Libia, razionalizzare la struttura di comando e potenziare il ruolo europeo». 

Nel 2022 è stata rinnovata, con la partecipazione di 25 e non più 49 uomini della Gdf, l’aumento di un mezzo terrestre rispetto a tre precedenti e la presenza sempre di una nave. Per il 2022, il fabbisogno complessivo è stato di 11,8 milioni di euro, circa 1,4 milioni in più di quanto previsto in fase previsionale. L’obiettivo italiano è ottenere un maggiore coinvolgimento della missione Irini nella formazione, a seguito anche di un memorandum già firmato sulle attività di formazione in ambito di contrasto all’immigrazione irregolare. 

La principale missione europea che si occupa di confini terrestri, aerei e marittimi è Eubam, al cui vertice dal 2021 c’è Natalina Cea, ex funzionaria delle Dogane. In un’intervista rilasciata nell’ambito della prima uscita sulla Libia di The Big Wall, la missione sta affrontando un clima di insicurezza sempre presente nel Sud, dove ci sono organizzazioni criminali dedite al traffico di esseri umani tanto quanto sulla costa. Le frontiere, per altro, non sono porose solo in Libia, anche gli altri Paesi del Sahel – oltre a Libia, Burkina Faso, Ciad, Mali, Mauritania e Niger – hanno partecipato nel novembre 2022 alla Conferenza regionale sulla cooperazione transfrontaliera tenutasi a Tunisi per cercare di coordinare gli sforzi. Il percorso per creare dei controlli alle frontiere è però molto più indietro rispetto a quanto accade sul fronte marittimo. 

Eunavfor Med

Dal 2015 i mari antistanti la Libia sono monitorati da una missione a coordinamento europeo di diverse marine di Paesi membri dell’Unione. Si chiama Eunavfor Med e ricalca la strategia seguita nel Corno d’Africa. Dal 2020, la missione è stata ribattezzata Irini, “pace” in greco. Da sempre, Eunavfor Med è guidata da un ammiraglio italiano: «Una proposta accettata dagli altri Stati che partecipano alle operazioni – aveva dichiarato in un’intervista del 2020 l’allora comandante della missione, l’ammiraglio di divisione Fabio Agostini – perché ci è stato riconosciuto un ruolo importante di conoscenza e di trasferimento di esperienza dall’Italia a questa operazione».

Sebbene il fabbisogno finanziario richiesto per il 2022 sia aumentato a 40.323.253 euro, di cui 15.000.000 per obbligazioni esigibili nel 2023, la partecipazione del personale nazionale è stata ridotta a 406 unità. Obiettivi principali sono il contrasto del traffico di armi e di prodotti petroliferi. L’attenzione ai trafficanti di esseri umani viene in secondo piano, mentre fino al 2020 è stato il contrario. 

Missione Unsmil

L’altra missione internazionale a cui l’Italia partecipa fornendo personale militare è UNSMIL, la missione delle Nazioni Unite in Libia. La sua durata è stata prorogata fino all’ottobre 2023. Mandato principale della missione è consolidare le istituzioni della Libia e facilitare la stabilizzazione del Paese. Fine ultimo sarebbe la costituzione di un governo unitario e finalmente l’organizzazione delle elezioni. 

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