Complice la cosiddetta crisi dei rifugiati del 2015, la migrazione è diventata una priorità dell’agenda politica europea e dei sui Stati membri che hanno portato avanti strategie e programmi volti al contrasto dell’immigrazione irregolare verso il vecchio continente. Il framework strategico di riferimento è quello dell’esternalizzazione delle frontiere, ovvero un complesso di strumenti finanziari e non, mirati al controllo remoto dei flussi migratori nei paesi di origine e transito. A partire dal 2015, l’Italia ha giocato un ruolo fondamentale all’interno di questa strategia, mettendo in campo un complesso e oneroso sistema di relazioni, in particolare con i Paesi situati lungo la rotta del Mediterraneo centrale (Niger, Sudan, Libia, ma anche Tunisia per la sua vicinanza geografica con il nostro Paese) alimentato da ingenti risorse di finanza pubblica. ActionAid ha provato a quantificare l’ammontare complessivo di queste risorse e a quali ambiti di intervento sono state destinate. Nonostante, infatti, esistano stime parziali, focalizzate su specifici settori e Paesi, non sono disponibili al momento dati ufficiali che raccolgano, organizzino e rendano accessibili le informazioni sulla distribuzione e l’ammontare complessivo di queste risorse pubbliche: miliardi di euro destinati alla costruzione del “grande muro” a difesa della fortezza Europa.